Gian Lorenzo Bernini
Gian Lorenzo Bernini nacque a Napoli nel 1598 dallo scultore Pietro Bernini, che fu certamente il suo primo maestro. Artista poliedrico, si dedicò alla scultura, alla pittura, all’architettura e alla scenografia, dominando la scena del Seicento romano col rivale Francesco Borromini.
Il suo talento fu subito evidente: non aveva ancora compiuto vent’anni quando Scipione Borghese gli commissionò quattro grandi statue in marmo per la sua villa al Pincio. La più celebre, Apollo e Dafne, illustra quel passo delle Metamorfosi di Ovidio nel quale la ninfa sta per essere mutata in alloro.
Fu la Chiesa ad offrire all’artista le più diverse e redditizie occasioni di lavoro. L’attività di Bernini si svolse per più di mezzo secolo alle dipendenze di ben sette pontefici, da Paolo V a Innocenzo XI.
Realizzò la maggior parte delle sue opere per San Pietro in Vaticano, in cui la sua fantasia immaginifica si allineò pienamente agli ideali teocratici del papato. Le sue sculture, caratterizzate dal movimento a spirale e da un suggestivo pittoricismo che le fa vibrare nello spazio, sono fra gli esempi più alti del Barocco.
Nel 1624, Bernini intraprese la realizzazione del grandioso Baldacchino, una monumentale struttura in bronzo parzialmente dorata destinata a sovrastare la sepoltura di San Pietro. Alla progettazione partecipò anche Borromini.
Di qui in avanti, l’artista fu impegnato sempre più spesso in imprese monumentali, realizzando sculture che si dovevano integrare entro grandi spazi architettonici e che in molti casi prevedevano una visione a distanza.
Tra il 1639 e il 1646 eseguì le Virtù, Giustizia e Carità per la tomba di Urbano VIII, l’archetipo del monumento sepolcrale barocco per il suo carattere di grandiosa allegoria funeraria. In queste sculture, e ancor più nell’allegoria della Verità, si evidenzia la carica turgida e sensuale delle sue creazioni che culminerà nel gruppo della Santa Teresa con l’angelo a Santa Maria della Vittoria, fulcro di quel sensazionale complesso di architettura, scultura e pittura che è la cappella Cornaro, cui Bernini attese dal 1645 al 1652. Sono commissioni ufficiali pienamente confacenti alle esigenze religiose e dottrinali. A lui si devono anche le spettacolari fontane del Tritone e dei Fiumi.
Un discorso a parte va fatto per la ritrattistica, che va di pari passo con l’evoluzione dello stile dello scultore. I pontefici e le personalità più in vista dell’epoca si rivolsero a lui da tutta Europa per commissionargli busti.
L’unica prolungata assenza di Bernini da Roma avvenne nel 1665, quando si recò a Parigi presso la corte di Luigi XIV per progettare la riedificazione del nuovo Louvre. Presentò numerosissimi progetti sempre rifiutati, che restano l’unico fallimento nella sua carriera artistica.
Bernini morì nel 1680 nella sua casa di Roma. Riposa nella Basilica di Santa Maria Maggiore.