Opera: Manichini coloniali
Scultura originale
Originale
- Autore
- Giorgio De Chirico
- Data
- 1969
- Periodo
- Novecento
- Dimensioni
- 47,5 cm in altezza, 37,7 cm in larghezza, 29 cm in profondità
- Tecnica
- fusione, doratura, patinatura
- Materiale
- bronzo
- Spazio
- '900 e Contemporaneo
Foto: Maurizio Bolognini. Proprietà: Archivio Museo Tattile Statale Omero.
Descrizione
“Il manichino è un oggetto che possiede l’aspetto dell’uomo, ma senza il lato movimento e vita; il manichino è profondamente non vivo e questa sua mancanza di vita ci respinge e ce lo rende odioso. Il suo aspetto umano e nello stesso tempo mostruoso, ci fa paura e ci irrita”, Giorgio De Chirico.
“Manichini Coloniali” è una scultura di Giorgio De Chirico del 1969, in bronzo dorato, alta circa 47 e larga 37 centimetri, conservata al Museo Omero. La scultura è la trasposizione tridimensionale dell’omonimo dipinto su tela del 1943.
Raffigura una coppia di manichini seduti uno di fianco all’altro su di un basso sedile. I volti sono due ovali lisci, completamente privi di tratti umani. La figura a destra ha la mano sinistra appoggiata su di un plinto, un blocco a forma di colonna dorica, mentre la destra è sulla coscia con il palmo rivolto verso l’alto. Nella figura a sinistra invece le mani poggiano sul grembo. Entrambi i manichini hanno la testa leggermente ruotata verso il centro dell’opera, come se si stessero guardando.
Le vesti sono differenti: una tunica lunga sino ai piedi per la figura a destra, che è anche scalza, mentre la figura a sinistra porta scarpe e calzoni, oltre ad avere un velo che le copre la nuca; entrambe presentano, sul fronte, un’intricata trama di oggetti, stilizzati ma riconoscibili, desunti con probabilità dall’immaginario e dal vissuto dell’artista.
Con la stagione dei “manichini” De Chirico inaugura uno dei periodi più affascinanti e avventurosi di tutta la sua carriera. Dagli scritti lasciati dallo stesso artista sappiamo quanto la figura del manichino lo inquietasse e lo ossessionasse, tanto da rappresentarlo ripetutamente in molte sue opere. Li posiziona uno a fianco l’altro, li separa, li distingue fornendo loro nuovi attributi o nomi: Ettore e Andromaca, il Trovatore, il Poeta, il Pittore, il Filosofo, l’Archeologo. Possono essere senza braccia o senza mani, oppure presentare al posto degli arti squadre e righelli usati come grucce.
“Il manichino di De Chirico più che un personaggio vero e proprio è un veicolo plastico. La sua struttura è complessa ed elementare. È una macchina ma è anche un essere soprannaturale, uno scheletro ragionato, una specie di androgino matematico composto di squadre, con una testa ovale senza lineamenti o con un profilo proiettato. Ha qualcosa di solenne e di conturbante. L’involucro di un eroe antico o futuro non ancora identificato”, tratto da “Giorgio De Chirico, Monografie d’arte e di stile” di Raffaele Carrieri, 1942.
Approfondimenti: Fondazione Giorgio e Isa De Chirico.