di Aldo Grassini.
Nel 2025, la Capitale europea della cultura è una piccola città, Nova Gorica, in un piccolo Paese, la Slovenia. Ma è questo un evento di grande valore che dobbiamo accogliere con vero entusiasmo. Si tratta del riconoscimento della qualità indipendentemente dalla dimensione e del valore della diversità che pone tutti sullo stesso piano e conferisce a tutte le realtà il potere di affermare il proprio essere e le proprie qualità.
L’accessibilità ai beni culturali è un concetto parallelo al precedente che si batte per i medesimi valori. Esistono realtà minori dal punto di vista del numero, ma titolari degli stessi diritti; essi rivendicano uguale dignità e pari opportunità di presenza e di partecipazione.
È questa l’essenza della democrazia nel confronto tra i popoli e le culture, ma anche tra le diverse componenti della società.
Queste premesse spiegano con chiarezza la presenza del Museo Omero nella manifestazione slovena e la sua convinta adesione all’invito di offrire il proprio contributo all’organizzazione di una mostra tattile nel Goriški muzej di Nova Gorica.
La scoperta del valore sia cognitivo che estetico della tattilità, in cui il Museo Omero viene riconosciuto tra i protagonisti, è il riferimento culturale per questa collaborazione che ci auguriamo rappresenti soltanto un primo passo.
La possibilità di usare il tatto abbatte una barriera che esclude di fatto le persone con disabilità visiva dalla fruizione dell’arte e da un’integrazione sociale che non sarebbe pensabile al di fuori di un’autentica integrazione culturale.
Ma l’approccio tattile non è semplicemente sostitutivo di quello visivo. Esso possiede una sua specificità: si tratta di un modo diverso di conoscere e di apprezzare anche esteticamente le cose e l’arte. Usare il tatto per vivere l’emozione di un approccio diverso con la bellezza e ritrovare ciò che la natura offre a tutti e la società fa dimenticare, significa, anche per chi vede, abbattere una barriera culturale: quella stessa barriera che esclude le persone con disabilità visiva dalla fruizione dell’arte.
Un museo tattile, oltre che restituire ai ciechi un diritto che appartiene a tutti, diventa anche una splendida occasione per ricomporre l’unità di un pubblico che può comprendere sia i ciechi che i vedenti e promuovere in tal modo quell’integrazione profonda che solo la cultura riesce a sviluppare.
Il Museo Omero da alcuni decenni ha intrapreso questa strada ed è bellissimo che anche il Goriški muzej voglia approfondire una ricerca capace di avviare una grande riforma della museologia. Pensare che l’arte rappresenti un fenomeno esclusivamente visivo domina da qualche secolo il mondo della cultura.
Ora però si sta scoprendo che davanti ad un’opera d’arte ciò che conta veramente è un’esperienza che riesca a coinvolgere totalmente il soggetto ed a mettere insieme tutte le sue risorse e tutti i sensi, compreso il tatto, rimuovendo definitivamente l’ostracismo di cui esso è vittima.