di Aureliana Tesei.
La mostra di Enzo Cucchi al Museo Omero è particolarmente avvolgente, cioè più che coinvolgente: per certi versi strana ed inedita. Ci sono delle opere scultoree molto interessanti (per me strane), per la qualità dei materiali usati, come il legno, il marmo, il ferro. Si tratta di un percorso molto forte e molto intimo; a volte individualmente epidermico.
Toccare oggetti e utensili, esplorare spazi sconosciuti e apparentemente lontani dalla memoria dell’artista, può intimorire e rallentare la visita. Emozionante l’opera con i teschi; perché il teschio non è solo il simbolo che ci riporta alla morte, ma è anche qualcosa che porta fortuna. C’è spesso una doppia lettura nel lavoro di Cucchi e, forse, questa è una di quelle.
Il percorso al buio e l’entrare nella grotta, è stato a tratti precario e difficile: mi ha riportato alla mia infanzia quando avevo paura del buio. Essere al buio porta a non vedere; magari inciampiamo, arranchiamo, immaginiamo di essere altrove. Entrare dentro la grotta appare quindi come un simbolo, quasi come ritornare nel ventre materno. Soprattutto scoprire le opere e poi con grande difficoltà, ritrovarle. È questo variare violentemente e velocemente la grande forza dell’esposizione. Bellissimo l’attracco delle barche al porto, circondate da molti teschi.
Mi accorgo di stare scrivendo con uno stile un po’ goffo e infantile: ma tutto è vero, spontaneo e conseguentemente infantile in questa avventura che va oltre la visione per trasportarti a riscoprire l’inconscio. Il luogo dove è adibito lo spazio rurale, con fiaschi, carriola e attrezzi contadini riporta alla bella campagna marchigiana e fa ritornare tutti bambini.
Non sono una esperta d’arte, ma certamente un’appassionata sì! Ho scoperto un artista che conoscevo solo per la sua notorietà e originalità. Adesso penso di aver appreso da lui anche sensazioni di serenità, di affettività e di energia che raramente ci arrivano in modo così diretto ed efficace. Insomma ho impiegato bene un pomeriggio alla ricerca della cultura e di quanto può darci.