Massimiliano Trubbiani, Museo Tattile Statale Omero
Un massiccio ed esteso edificio, antico ma non troppo, dalla forma pentagonale in pianta, si ritaglia un posto d’onore nel frastagliato e incasinato paesaggio portuale, tra pescherecci, gru e pontili.
Un tempo lazzaretto, con funzione di ricovero per i contumaci, ora chiamato in modo più snob “Mole”. Anzi, La Mole. Senza confonderla con quella di Torino, per carità.
Tra una rete incagliata nei sistemi di riscaldamento, il frastuono di un motore a gasolio che non vuol partire, i clacson che suonano al passaggio dei veicoli appena sbarcati da chissà quale nave, una sirena che urla la propria disperata situazione, l’odore acre del pesce in via di decomposizione, lì, collocato in una porzione di questa Mole, risiede il Museo Tattile Statale Omero.
L’ingresso principale si affaccia nel cortile interno dell’edificio settecentesco.
Silenzio.
Quando si è all’interno della Mole, nella sua corte sotto le stelle, accanto al piccolo tempio dedicato a San Rocco, sembra di essere immersi in altro contesto ambientale… i rumori e gli umori esterni sembrano sparire.
Tramite ampio scalone, si accede alla grande porta a vetri scorrevole che introduce negli spazi dell’accoglienza, libreria e informazioni, del Museo Tattile Statale Omero. Per chi ancora non lo conoscesse, il Museo vanta una caratteristica che lo rende atipico e unico nel panorama museale mondiale: le opere esposte si possono toccare, che esse siano copie od originali, senza alcuna distinzione. Il Museo, così, vuole abbattere le barriere, culturali e sociali, proponendo un approccio multisensoriale che possa avvicinare tutte le persone, con differenti condizioni fisiche e sensoriali, vedenti, ipovedenti, non vedenti… qui non vi sono differenze, tutti possono accedere nel magico mondo dell’Arte.
Il percorso: dalla scultura Greca al Rinascimento
Il percorso espositivo segue un criterio cronologico, storicistico, dimostratosi estremamente valido sul fronte didattico ed educativo per i privi della vista. All’interno di questo percorso, le opere sono disposte su un unico piano di calpestio, rendendo così agevole la visita anche agli utenti con disabilità motorie. Assieme alle opere scultoree sono esposti, anche i modelli architettonici relativi ai periodi storici. Solamente l’ultima parte del percorso, dedicato all’Arte Contemporanea, è collocata su di un piano rialzato, raggiungibile tramite scala in metallo e ascensore interno.
La prima sala è dedicata al vasto mondo della scultura Greca, con esempi illustri che raccontano lo sviluppo dell’antica arte scultorea Ellenica. Il Poseidone di Capo Artemisio, la Venere di Milo, la Nike di Samotracia, il Discobolo di Mirone sono diventate, nel nostro immaginario culturale, presenze archetipiche del mondo antico. Presente, ovviamente, il modello architettonico del Partenone, ottimo esempio restitutivo di una architettura archetipica, che riassume il concetto costruttivo trilitico degli edifici religiosi. Nella stessa sala trova spazio la scultura romana, passando per la precedente scultura etrusca con due esempi ben noti a tutti, la Lupa Capitolina e l’Arringatore. Non poteva mancare il modello architettonico del Pantheon, con la sua variante volumetrica accanto, ottimo modello voluto in prestito in occasione di una mostra su Adriano presso il British Museum di Londra nel 2008.
La seconda sala ospita due periodi apparentemente distanti tra loro: la scultura medioevale e la scultura del primo Rinascimento. Le formelle create da allievi dello scultore Wiligelmo, semplici nella forma, dialogano con le più moderne composizioni in forma esagonale modellate da Andrea Pisano, meglio conosciuto come Andrea da Pontedera. Qui maggiore è la presenza di modelli architettonici: tra i più importanti, la Piazza dei Miracoli di Pisa, così come definita da D’Annunzio, un grande modello in resina e marmo donato al Museo dall’Opera primaziale di Pisa; la Cupola della Basilica di Santa Maria del Fiore, accompagnata dal modello volumetrico relativo all’intera Basilica, che testimonia le grandi invenzioni attuate nel primo Rinascimento da uno dei più grandi artisti (scultore e architetto) del periodo, Filippo Brunelleschi. Tra le architetture, emerge la delicata e preziosa scultura, in copia al vero, della Dama col Mazzolino, ricavata dal marmo di Andrea Verrocchio, maestro di Donatello.
Omaggio ad Ancona
Nella stessa sala si è voluto fare omaggio alla città di Ancona, che ospita fin dal suo nascere (25 anni) il Museo Omero. A testimonianza dell’antica storia della Città, doverosa è la presenza del modello volumetrico riproducente (secondo una ipotesi costruttiva) il Tempio di Venere Euplea, che già nel terzo secolo avanti Cristo primeggiava sulla sommità del Colle Guasco; poi il modello della Cattedrale di San Ciriaco, il simbolo cristiano della Città, edificato sulle rovine del già citato Tempio pagano. Il modello, in legno e resina, scala 1:75, è perlustrabile al suo interno e accompagnato dalla sua variante volumetrica in legno d’acero creato dall’artigiano Fabio Ridolfi; preziosa la presenza di quattro opere originali (XVIII secolo) in marmo statuario di Carrara dello scultore Gioacchino Varlè, due Cherubini e due Evangelisti. Scultore molto presente a Roma, Varlé fu al seguito dell’architetto Luigi Vanvitelli nei suoi importanti lavori effettuati nella città di Ancona e nelle Marche.
La figura femminile
Accanto alla sezione dedicata ad Ancona, la presenza di tre Veneri in scultura, in ordine cronologico la Afrodite di Milo, la Venere del Giardino di Boboli dello scultore fiammingo Giambologna e la celebre Venere Italica dell’italiano Canova. Che ci fanno tre Veneri in un contesto storico che non gli appartiene? Innanzitutto una riflessione sulla figura femminile, sulla sua sacralità nella storia dell’Arte, sotto le spoglie della Dea Venere come simbolo dell’Amore e della Famiglia; un confronto sullo stile e iconografie differenti prodotte dagli artisti nel tempo, ma esiste anche un preciso riferimento alla città di Ancona. Il tempio dorico era dedicato a Venere Euplea, la divinità il cui scopo era quello di proteggere e influire sulla buona navigazione e sui buoni esiti.
Michelangelo
Seguendo il cammino nel nostro percorso, la terza sala ospita il secondo Rinascimento e il genio di Michelangelo Buonarroti. L’intera sala è dedicata a lui, al più grande artista di tutti i tempi. Sono presenti le opere scultoree che maggiormente lo rappresentano: il David, presente in scala al vero con il particolare della testa, i due celebri Tondi, Pitti e Taddei, opere dal carattere intimo, la Vergine di Bruges; ma la maestosità dello scultore emerge prepotentemente con il Mosè, qui affiancato dai due altrettanto celebri Schiavi, diamanti incastonati entro una parete bianca, a mò di quinta scenica.
La nota poetica è assicurata dalla presenza della Pietà giovanile e dalla sua versione eseguita in età matura, la Rondanini. Al centro della sala troneggia il modello architettonico della Basilica di San Pietro, realizzato in resina e legno, accuratamente realizzato in tutti i suoi dettagli, che mostra l’altra grande opera di Michelangelo, la Cupola.
A questo punto termina la copiosa carrellata di scultura antica, sotto forma di copia al vero, e termina anche fisicamente il percorso lineare mantenuto su di un unico piano di calpestio.
Ora si devono salire le scale in metallo; ma appena prima di salire, in un piccolo spazio ricavato vi sono alcuni lavori scultorei che denotano lo spirito autentico del Museo Omero: una bellissima riproduzione del dipinto “Guernica” di Picasso, realizzato a rilievo in terracotta dagli allievi della Libera Università “I Cinque Castelli”; un tavolo con piano inclinato recante alcuni rilievi plastici in gesso, due dei quali sono realizzati dallo studio di scultura del Museo Anteros di Bologna, traduzioni a rilievo di celebri dipinti di Piero della Francesca (Federico da Montefeltro) e di Pisanello (ritratto di Leonello D’Este).
Il contemporaneo
Salita la scala, si arriva al disimpegno che introduce alla Sala dell’Arte Contemporanea. L’arduo compito di rappresentare la contemporaneità nella scultura è dato a Edgardo Mannucci e alla sua Idea n°21, una scultura assolutamente non figurativa che rappresenta, con un moto elicolidale e rotatorio, una esplosione, forse atomica, forse metaforica, che testimonia l’introduzione di una novità, nell’Arte, rispetto a quanto fatto dagli antichi. A seguire la stimolante e musicale arte “assemblatoria” di Roberto Papini, che con i suoi quadri / sculture ci comunica un nuovo modo di sentire il mondo, nelle sue cose, con i suoi oggetti del quotidiano. Un impatto forte e straniante, insomma, quello che il visitatore vive subito dopo aver ammirato l’arte antica e moderna insieme di Michelangelo.
Nella Sala del Contemporaneo si è voluto dividere in due macro aree le opere originali della Collezione del Museo Omero. Le due aree di indagine dell’artista / uomo contemporaneo sono dirette una ad una relazione col mondo di tipo realistico, alle volte veristico, e l’altra ad una sorta di introspezione nei meandri del proprio sé, del proprio mondo caratteriale. Che poi, a dirla breve, spesso le due aree si sovrappongono e mutano direzione, contraddicendo la propria identità.
Allora, subito dopo aver varcato la soglia della porta, a destra troviamo il mondo della figurazione, della realtà, a volte sublimata, a volte reinventata, a volte fiabesca e a volte densa di richiami metaforici e allusivi; a sinistra troviamo invece l’opposto, ossia il mondo della non figurazione, il mondo della reinvenzione assolutamente soggettiva, il mondo delle forme immaginate e il regno dei segni. Gli artisti presenti sono noti sia a livello locale che a livello internazionale: tra i più, Giorgio De Chirico, Arturo Martini, Marino Marini, Arnaldo Pomodoro, Valeriano Trubbiani, Giuliano Vangi, Walter Valentini, Loreno Sguanci.
Le opere esposte sono assolutamente tutte originali: i materiali, sono vari ed eterogenei, un vero e proprio tesoro per la stimolazione sensoriale del tatto: legno, bronzo, metalli vari, marmo, pietre varie, plastiche, vetro, ecc.
Spazio mostre
Adiacente e comunicante tramite porta scorrevole, proseguendo il cammino sullo stesso piano rialzato (soppalco) troviamo uno spazio volutamente lasciato libero per mostre di Arte Contemporanea, antica, ed eventi espositivi tattili e multisensoriali di ogni tipo. A benedire la Collezione del Museo, le sue attività e, forse, tutti quelli che lo visitano, una copia al vero in gesso della Nike di Samotracia si affaccia dalla balaustra e saluta tutti con la sua ammaliante e benevola presenza.