Opera: Vergine di Bruges

Copia di scultura

Vergine di Bruges (copia in gesso)

Copia

Dimensioni
128 cm in altezza
Tecnica
calco al vero
Materiale
gesso alabastrino
Spazio
Rinascimentale

Originale

Autore
Michelangelo Buonarroti
Data
1501 - 1506
Periodo
Rinascimentale
Dimensioni
128 cm in altezza
Materiale
marmo
Luogo
Bruges, Chiesa di Notre Dame

Foto: Maurizio Bolognini. Proprietà: Archivio Museo Tattile Statale Omero.

Descrizione

L’opera è attualmente in prestito al Museo del Goriziano. Farà parte della galleria tattile “L’Arte oltre il visibile” da marzo a dicembre 2025 anno in cui Nova Gorica – Gorizia sarà Capitale europea della Cultura.

La poetessa Alda Merini, nella sua opera “Magnificat. Un incontro con Maria” (Frassinelli Editore, 2002), celebra in prosa e in versi la Madre di Gesù e madre di ogni uomo, dal quale abbiamo tratto un piccolo estratto:

“Ella era di media statura e di straordinaria bellezza, le sue movenze erano quelle di una danzatrice al cospetto del sole. La sua verginità era così materna che tutti i figli del mondo avrebbero voluto confluire nelle sue braccia.”

Si tratta della Vergine di Bruges, opera in marmo scolpita dal giovane Michelangelo per la famiglia belga dei Mouscron e destinata alla cappella di famiglia nella Cattedrale di San Salvatore a Bruges. Eseguita tra il 1503 e il 1505, ad oggi è possibile ammirarla nella Chiesa di Nostra Signora in Bruges. Al Museo Omero abbiamo una copia in gesso.

La scultura a tuttotondo, alta 128 cm, raffigura la Vergine con Gesù Bambino. La composizione del gruppo è basata sulla postura perfettamente in asse della Vergine. L’impulso che pervade la figura del Bambino, tra le ginocchia della madre, determina l’unico guizzo dinamico della composizione di per sé statica.
La Madonna non sorride, viceversa mostra uno sguardo perso nel vuoto, proprio mentre Gesù comincia a muovere i primi passi nel mondo, quasi a prevedere il dramma della Passione.
Centrale, sulla veste, si può notare un fermaglio sul quale è modellato un cherubino, simbolo della “intelligenza chiara”, del dono della profezia proprio della Vergine. Il panneggio geometricamente marcato della veste di Maria non interferisce con la semplicità della scultura che rendono quest’opera un vero e proprio capolavoro della produzione michelangiolesca.