Edgardo Mannucci
Edgardo Mannucci nasce a Fabriano il 10 giugno 1904. Frequenta a Matelica la scuola professionale per la lavorazione artistica del cemento e continua i suoi studi a Roma, dove segue i corsi di Decorazione Plastica al Museo Artistico Industriale. Durante il soggiorno nella capitale stringe amicizia con Quirino Ruggeri, nel cui studio rimane per qualche anno, ed entra in contatto con il mondo artistico e culturale romano.
Tiene la sua prima personale al Circolo Gentile a Fabriano nel 1931. Durante gli anni ’30 prende parte a diverse mostre sindacali interprovinciali delle Marche e al premio Latina. Nel 1938 diventa insegnante presso il Liceo Artistico di Roma, continuando in seguito questa attività come preside in vari Istituti d’Arte delle Marche (Cagli, Fano e Ancona).
Dopo aver preso parte alla Campagna in Albania, nel 1944 torna a Roma e si stabilisce nella famosa Via Margutta. Nel 1951 è vicino al “Gruppo Origine” formato da Burri, Capogrossi, Ballocco e Colla.
Negli anni ’50 inizia ad esporre in mostre importanti, partecipa alla Biennale di Venezia con sale personali (nel 1956, 1962 e 1972) e a diverse edizioni della Quadriennale di Roma. Prestigiosi musei come il Rijksmuseum, i musei d’arte moderna di New York, Buffalo e Le Havre, la Galleria d’Arte Moderna di Roma ed altri ancora acquisiscono sue opere.
A questo periodo risalgono anche commissioni per opere pubbliche da parte di alcuni comuni marchigiani (Monumento alla Croce Rossa di Solferino, arredi per la Chiesa della Sacra Famiglia di Fabriano e la scultura per la Cassa di Risparmio di Fabriano).
Muore il 21 novembre 1986 ad Arcevia.
Mannucci può essere considerato uno dei più autorevoli esponenti dell’informale plastico europeo. Dopo gli iniziali esordi figurativi, la sua arte compie una decisiva svolta verso la liberazione dai condizionamenti della figura umana. Profondamente colpito dall’episodio della bomba atomica di Hiroshima e consapevole della nuova forma di “energia” generata dalla disintegrazione dell’atomo, Mannucci dà vita a forme nuove, libera i materiali dal peso della gravità conferendo movimento alle sue opere. Nelle sue creazioni, che lo scultore chiama “Opere” e “Idee”, compaiono strutture imprevedibili in continuo divenire, che si rapportano allo spazio come nuclei generatori di energia. Aboliti i materiali tradizionali, sperimenta l’aggregazione di più tipi di materie come l’ottone, il rame, il bronzo.