Opera: Discoforo
Copia di scultura
Copia
- Dimensioni
- 175 cm in altezza con la base, 89 cm in larghezza, 53 cm in profondità
- Tecnica
- calco al vero
- Materiale
- gesso alabastrino
- Spazio
- Greco e Romano
Originale
- Autore
- Naukides
- Data
- IV sec. a.C.; copia romana I sec. d.C.
- Periodo
- Greco
- Dimensioni
- 166,5 cm in altezza
- Materiale
- marmo
- Luogo
- Roma, Musei VaticaniSi apre in una nuova finestra
Foto: Maurizio Bolognini. Proprietà: Archivio Museo Tattile Statale Omero.
Descrizione
“La bellezza nasce dall’esatta proporzione non degli elementi, ma delle parti… di tutte le parti tra loro come è scritto nel Canone di Policleto”, Galeno.
Il “Discoforo”, ovvero il portatore di disco, raffigura un atleta greco in un momento di riposo. La scultura a tutto tondo è stata realizzata in età romana da un originale, scomparso, fuso in bronzo dallo scultore greco Naukides. Di cultura dorica, probabilmente allievo della scuola di Policleto, fu attivo tra il 420 e il 380 avanti Cristo circa.
Al Museo Omero è presente una copia in gesso del Discoforo. Alto 175 centimetri con la base, è rappresentato in piedi, frontale, con la gamba destra che compie un passo in avanti, mentre la sinistra, leggermente flessa, regge il peso della figura. Il braccio destro è piegato a novanta gradi e la sua mano sembra stringere un oggetto oggi perduto (forse un giavellotto); il braccio sinistro è disteso lungo il fianco e la mano regge il disco.
La testa non è pertinente e riferibile a un originale greco del 420 a.C. circa. Cinta da una capigliatura mossa è leggermente abbassata e verso la sua destra. Gli occhi, aperti, sembrano guardare in basso. Il volto, ovale e carnoso, appare totalmente inespressivo, quasi senza vita, come volevano i canoni del periodo secondo la ricerca di una bellezza spirituale e idealizzante.
La figura atletica presenta una posa che richiama lo schema detto “chiasmo”, una formula compositiva, che consisteva nella disposizione degli arti secondo una particolare cadenza per risolvere il problema dell’equilibrio della figura eretta. Ad un arto inferiore flesso doveva corrispondere un arto superiore del lato opposto a riposo, secondo un gioco di contrapposizioni. Il termine, di origine greca, tradotto significa “disposizione a forma di chi”, riferito alla forma della ventiduesima lettera dell’alfabeto greco.
Questa figura di atleta dimostra come si potesse applicare la regola, o Canone, ideata da Policleto, al fine di rappresentare l’essere umano nella sua totale anatomia innalzandolo ad un concetto di perfezione difficilmente riscontrabile in natura.