Opera: Nike di Samotracia
Copia di scultura
Copia
- Dimensioni
- 245 cm in altezza, 280 cm in larghezza, 230 cm in profondità
- Tecnica
- calco al vero
- Materiale
- gesso alabastrino
- Spazio
- Greco e Romano
Originale
- Autore
- Pythòkritos
- Data
- 200 - 175 a.C.
- Periodo
- Greco
- Dimensioni
- 328 cm in altezza
- Materiale
- marmo
- Luogo
- Parigi, Museo del LouvreSi apre in una nuova finestra
Foto: Maurizio Bolognini. Proprietà: Archivio Museo Tattile Statale Omero.
Descrizione
“Acefala, senza braccia, separata dalla sua mano che è recupero recente, consunta da tutte le raffiche delle Sporadi, la Vittoria di Samotracia è divenuta meno donna e più vento di mare ed aria”, Marguerite Youncenar da “Il tempo grande scultore”.
La Nike di Samotracia è una scultura che rappresenta la dea alata della vittoria nell’atto di posarsi sulla prua di una nave. La collezione del Museo Omero possiede due versioni dell’opera: la prima è una copia in gesso delle stesse dimensioni dell’originale, la seconda una riduzione in scala 1:3, di grande aiuto nell’esplorazione tattile.
L’opera originale è stata scolpita in marmo pario, intorno al 190 avanti Cristo. In origine era posta sulla prua di una grande nave di marmo presso un santuario dedicato agli Dei Cabiri che sorgeva su un’altura dell’isola greca di Samotracia. Venne costruita per ringraziare gli dei dopo una vittoria navale riportata forse dalla flotta di Rodi.
Il corpo femminile è coperto da un leggero chitone, la tipica tunica greca, ed è caratterizzato da due grandi ali, mentre la testa e le braccia sono andate perdute; nonostante la sua incompletezza è un’opera di grande fascino. La figura, eretta, poggia il peso sulla gamba destra, mentre la sinistra è arretrata come per cercare stabilità. Il torace è spinto in avanti, mentre le ali si aprono dietro la schiena. A causa della perdita delle braccia possiamo solo supporre che azione stesse compiendo la dea: probabilmente la destra era sollevata e innalzava una corona o una tromba, nella quale soffiava.
Il fascino di questa Nike è dato soprattutto dalla sua veste, il cui panneggio ci permette di percepire l’invisibile presenza del vento che investe la divinità. Il chitone aderisce al tronco e alle gambe della Nike a causa del vento, lasciando intravedere i suoi seni, le curve del ventre, il leggero infossamento dell’ombelico. Alcuni lembi della veste si agitano invece dietro le spalle e le gambe della dea, contribuendo a suggerire la presenza di una corrente. Tutti questi elementi, percepibili chiaramente attraverso l’esplorazione tattile, contribuiscono a dare un senso di dinamismo e leggerezza all’opera, tratti tipici del tardo Ellenismo.