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Annalisa Trasatti, coordinatrice Servizi del Museo Tattile Statale Omero.
Il successo nei commenti di docenti e studenti di Spagna, Italia, Grecia e Lituania
Si è recentemente concluso il progetto europeo AMUSING (Adapting Museums for Inclusive Goals), cofinanziato dall’Unione europea tramite il programma Erasmus plus e che ha visto la partecipazione, oltre che al Museo Omero e al Liceo artistico “Edgardo Mannucci” di Ancona per l’Italia, di altri otto partner internazionali, provenienti da Spagna, Grecia e Lituania.
I principali obiettivi erano quelli di scambiare buone prassi per avvicinare all’arte le persone con disabilità visiva, aumentare la consapevolezza e le conoscenze delle esigenze anche sfruttando le possibilità offerte dalla stampa 3D e coinvolgendo gli studenti delle scuole partner nella realizzazione di alcuni prototipi.
Tra il 2019 e il 2022 si sono succedute varie tappe nei Paesi coinvolti: Grecia presso il museo tattile The Lighthouse for the blind of Greece, il Lithuanian national museum di Vilnius e l‘Ajutamént di Valencia.
L’obiettivo era diffondere lo scambio di buone pratiche per l’insegnamento della storia dell’arte a studenti con problemi visivi. Agli incontri transnazionali è stato affiancato anche un corso di formazione per i partecipanti di una settimana, svoltosi presso la sede del partner tecnico il FabLab Cuenca (Spagna), dove sono stati sperimentati una serie di programmi e macchinari per la stampa a rilievo di materiali quali il legno, la resina, la plastica.
Della tappa italiana di Ancona del 5 e 6 maggio 2022 presso il Museo Omero e il Liceo artistico “Mannucci”, è stata particolarmente apprezzata la ricca collezione del Museo e la possibilità di approfondire le metodologie di lettura delle opere d’arte presenti in collezione con particolare riferimento alla produzione di disegni a rilievo con la tecnica del fornetto Minolta, molto meno diffusa all’estero.
L’obiettivo principale del progetto AMUSING è quello di raggiungere una reale inclusione degli studenti con disabilità visiva. Questo obiettivo è affrontato da una serie di punti, comprese le metodologie di apprendimento dei servizi che promuovono la consapevolezza delle esigenze di questo gruppo e lo sviluppo educativo delle capacità di stampa 3D. I prodotti 3D possono facilitare le routine e potenziare gli studenti ipovedenti coinvolti nella loro progettazione, produzione e valutazione.
Oscar Lonzano, coordinatore del progetto (IES Conselleria, Valencia): “Il progetto AMUSING è stata una grande opportunità per condividere buone pratiche in termini di accessibilità ai musei in generale, con particolare riferimento alla comunità non vedente. In qualità di coordinatore, abbiamo conosciuto tutti i diversi punti di vista dei partner e abbiamo imparato da tutti loro. È importante condividere diversi approcci per migliorare questioni come l’accessibilità, la consapevolezza, la motivazione di studenti ed insegnanti, le nuove possibilità offerte dalla tecnologia. Questi sono stati infatti i punti chiave toccati dal progetto, come previsto. Non solo gli studenti, ma anche gli insegnanti e i professionisti dei musei hanno imparato a conoscere la scansione, la progettazione e la stampa 3D come una tecnologia utile per migliorare l’esperienza museale delle persone ipovedenti. Certo, toccare le vere opere d’arte è il modo migliore per goderne, ma a volte (come nei dettagli architettonici o con pezzi molto delicati come gioielli antichi o oggetti di design) questo è impossibile e bisogna dare qualche alternativa a questa comunità. Anche il legame tra scuole e musei è qualcosa che il progetto ha migliorato, dimostrando che è possibile lavorare insieme e imparare gli uni dagli altri. I musei sono luoghi perfetti per l’apprendimento non formale e tutte le azioni sviluppate per rafforzare questi legami sono sempre benvenute”.
Carlos Millan (IES Conselleria), sottolinea che: “Le possibilità che la nuova tecnologia di stampa 3D offre alla comunità dei non vedenti sono enormi. L’impatto previsto è chiaramente visibile. Ci saranno effetti, sia nella sensibilizzazione sulla disabilità visiva (tra gli studenti partecipanti), sia nel miglioramento delle condizioni di vita degli utenti finali degli oggetti 3D. Sono stati inoltre utilizzati tutti i mezzi di diffusione necessari per garantire la visibilità del progetto. Allo stesso modo, la sostenibilità del progetto è assicurata sia dalla lunga “vita utile” degli oggetti generati, sia dalla metodologia didattica utilizzata. La stessa sarà infatti facilmente replicabile negli anni successivi e sicuramente lascerà un segno (in termine anche di valori di inclusione) negli studenti partecipanti. Dal punto di vista tecnologico abbiamo appreso la tecnica della fotogrammetria, e abbiamo introdotto questa tecnologia in classe, adattando le risorse a quelle che abbiamo (con gli smartphone degli studenti, utilizzando i computer con Lliurex, che è la distribuzione Linux utilizzata nelle scuole valenciane, e così via). Infine, in termini di best practices, si consiglia di essere selettivi nella scelta delle opere d’arte scansionabili, privilegiando quelle rintracciabili per autore ed epoca, in modo da creare un buon testo descrittivo completo e morfologicamente dettagliato (più difficile se si tratta di pezzi anonimi).”
Il punto di vista degli istituti scolastici è affidato a Elena García-Rubio Caballero (IES Benlliure, Valencia) che racconta di come un gruppo di 15 studenti di 16 anni del suo istituto ha partecipato attivamente al progetto di adattamento di alcuni musei del Comune di Valencia per le persone con disabilità visive.
L’utilizzo della metodologia del service-learning nelle classi ha favorito che, dopo una riflessione sugli obiettivi del progetto e grazie alla consapevolezza delle difficoltà di accesso alle collezioni museali che hanno le persone con disabilità visive, abbiano applicato le proprie conoscenze per rendere Repliche 3D che possono essere toccate da chi lo desideri. Per fare ciò, gli studenti hanno dovuto imparare ad utilizzare programmi di fotogrammetria, ritocco mesh e stampa a deposizione fusa. Ciò ha aperto loro opportunità di acquisire capacità utili al futuro ingresso nel mercato del lavoro, poiché le tecniche di produzione additiva sono sempre più richieste. I modelli stampati sono copie in scala di alcuni dei fondi del Museo di Scienze Naturali di Valencia e della Casa-Museo Benlliure.
Infine la parola a Francesca Santi del Museo Omero, le cui parole condivido pienamente: le istituzioni museali coinvolte si sono confrontate sulle varie metodologie che possono essere adottate per rendere le proprie collezioni accessibili: dall’importanza della guida e della descrizione, all’uso di ausili tiflodidattici, alla possibilità di realizzare alcune copie utilizzando la stampante 3D. Quest’ultimo strumento, tuttavia, per quanto possa essere ricco di applicazioni nel campo della didattica, non sempre rappresenta il mezzo più idoneo per avvicinare le persone non vedenti all’arte, non garantendo sempre buoni risultati dal punto di vista tattile. La possibilità di realizzare, grazie alla stampa 3D, numerose copie dello stesso manufatto con costi e tempi relativamente contenuti, non dovrebbe inoltre distogliere l’attenzione dall’obiettivo di permettere, laddove possibile, di toccare gli originali.