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di Fabio Fornasari, architetto.
L’architettura, l’arte, la cultura in genere non hanno alcun senso senza la presenza delle persone che la rendono viva. Diciamo anche che le persone fanno i luoghi ma è altrettanto vero che i luoghi fanno le persone. Penso al Museo Omero e alla grazia che comunica e che ho sperimentato e cercato di replicare quando ho affrontato e affronto progettazioni con il museo, un museo pieno di persone.
Forse è questa attitudine che ha portato la biblioteca Liquid Lab – Sala Borsa Lab a ricevere il premio per l’inclusione dedicato a Maria Antonietta Abenante nel giugno del 2023 nell’occasione della sua terza edizione. Il premio è stato bandito dall’Associazione italiana biblioteche per ricordare l’umanità, la generosità, la dedizione e la professionalità di Maria Antonietta Abenante, bibliotecaria della città di Bari che ha fatto dell’inclusione uno degli impegni costanti della sua azione.
Nel bando si richiedeva che i progetti facessero riferimento ad attività e servizi innovativi che avessero una dimensione collettiva, finalizzati a valorizzare il ruolo sociale e culturale e la dimensione inclusiva.
Biblioteche, musei e archivi sono tre oggetti che hanno il medesimo obiettivo di conservare, tutelare, permettere la ricerca all’interno dei beni culturali, sulla documentalità che ci rappresenta. L’archivio è forse tra tutti il meno accessibile per competenze necessarie, il museo ha quasi sempre un prezzo del biglietto che rappresenta già una barriera e come sappiamo quasi sempre non permette una interazione piena, sincera con i contenuti.
Tra questi la biblioteca è il luogo in cui i libri li si possono prendere e portare a casa con la piena gratuità: leggere non costa nulla ed è la base della formazione. Molte biblioteche inoltre hanno oggi sezioni aperte a tutte le forme di lettura alla pari come la comunicazione aumentativa, in braille, audiolibri, le scritture in LIS (riscritture degli albi tattili con personaggi segnanti), in caratteri ingranditi, in caratteri easy reading, con linguaggi easy to read, illustrati e tattili.
Cultura e socializzazione
Quindi, forse, tra tutte le istituzioni culturali (a parte eccezioni come il Museo Omero di Ancona e pochi altri in Italia al quale si ispirano) le biblioteche sono sicuramente gli ambiti all’interno dei quali si sperimentano diverse forme di socializzazione intorno alla diffusione della cultura.
Questa consapevolezza porta a definire le strade per progettare la biblioteca LIQUID LAB – SALABORSA LAB. Il progetto declina il concetto di accessibilità e inclusione nei suoi più ampi significati. Se ne occupa a partire dal bando di concorso per arrivare alla progettazione degli spazi, dalla sostenibilità della progettazione alla sua realizzazione, dalla gestione degli spazi e l’attenzione del pubblico che lo frequenta alla cura della relazione con il quartiere e il pubblico che ancora non lo frequenta.
Progettare significa curare un processo con competenza e assunzione di responsabilità; significa essere consapevoli che qualsiasi azione di abbattimento di barriere può crearne delle altre che non siamo in grado di riconoscere. Per questo va mantenuta viva la dimensione relazionale del progetto, il rapporto costante con associazioni, gruppi, individui che abitano i contesti e che li hanno abitati. Occorre quindi prendersi cura delle persone, ascoltarle, porre attenzione e dedicargli tempo. Una progettazione dovrebbe sempre dimostrare attraverso i suoi elementi questa intenzione e dovrebbe anche essere in grado di misurare gli effetti sulle persone, sui gruppi, sulle politiche del welfare culturale.
Ogni singolo elemento pensato, progettato, realizzato, interpretato nell’uso deve tendere necessariamente a creare una opportunità per le persone di relazionarsi in autonomia e sicurezza con gli altri consapevoli delle proprie capacità, abilità, emotività.
Nel concreto il progetto riguarda il riallestimento di una delle biblioteche del Comune di Bologna programmato dalla Direzione dei Servizi delle Biblioteche nell’ambito del progetto PON METRO 14 -20 “Liquid Lab – azioni di supporto”.
L’obiettivo è contribuire al contrasto delle povertà educative e alla crescita culturale di tutte le fasce di popolazione (con particolare riferimento a quelle fragili e solitamente escluse dall’offerta culturale), tramite la creazione e il potenziamento di servizi e attività innovative a partire dal circuito delle biblioteche e della lettura.
Salaborsa Lab di Vicolo Bolognetti è così diventato il punto di riferimento territoriale di questa visione che si è posta in sinergia con la rete delle biblioteche di quartiere assumendo il ruolo di centro operativo per l’elaborazione e l’offerta di laboratori e percorsi trasversali ad alta connettività, flessibili, modulabili, accessibili, inclusivi, leggibile.
Utili anche con due gambe!
Le soluzioni architettoniche non potevano essere la semplice applicazione della manualistica. Gli obiettivi espressi dal bando suggerivano di porre una attenzione differente.
Abbiamo ritenuto di partire dal confronto degli immaginari che hanno abitato questi spazi, fare emergere le tracce del vissuto. Rileggerle in relazione al contemporaneo. Primo testimone del processo è l’ingresso iconico che si articola in cinque figure ciclopiche, cinque porte colorate, dalle forme organiche, costitutivamente legate agli argomenti e alla ricerca di spiritualità atea, laica, contemporanea che si trova nelle diverse letterature contemporanee, giovanili, nei manga, nelle AI, nella robotica nei fumetti, ecc. La spiritualità ricacciata da Napoleone rientra ancora oggi attraverso nuovi immaginari ed alimenta le nostre storie.
Il programma iconico si sposta sui tavoli che trovano la loro forma all’interno del principio collaborativo (ci si sostiene per sostenere): tre tavoli dei quali uno solo ha quattro gambe. Gli altri due si appoggiano per espandere la superficie e per essere sostenuti: si legge e lavora collaborativamente, come i tavoli. La mancanza di due gambe non significa non essere utili!
Segue nella cupola della sala con funzione fonoassorbente – realizzata con gli scarti – perché il silenzio non sia la regola tra le persone ma la “parola in ascolto”. La grande onda di lettura, lo spazio unitario tra il sopra e il sotto della sala, assume una forma ibrida raggiungibile anche da chi è in carrozzina e permette di leggere come si desidera con il corpo liberato dalla sedia.