Eredità culturali, bagagli da condividere. Accessibilità e mediazione per un patrimonio culturale da conoscere e partecipare. Di Elisabetta Borgia

Elisabetta Borgia, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Direzione Generale Educazione e Ricerca
Servizio I – Ufficio Studi-Centro per i servizi educativi del museo e del territorio

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Il Patrimonio culturale rappresenta una risorsa strategica per l’industria creativa e turistica, un contesto privilegiato per la formazione del cittadino, uno spazio per l’incontro ed il dialogo interculturale.

Il Patrimonio costituisce il bagaglio culturale che ognuno di noi porta con sé, fatto di appartenenze e valori estetici, tradizioni, musica, saperi, opere, testimonianze materiali e immateriali. Un bagaglio che ereditiamo dal passato e che cerchiamo di preservare per il futuro, della cui valenza, acquisiamo consapevolezza, talvolta, solo quando rischiamo di perderlo, quando esso ci è sottratto.

L’accesso alla cultura, pur collocandosi tra i diritti sociali dell’uomo, non sempre viene garantito a tutti, per ragioni legate a barriere architettoniche, sensoriali, culturali o semplicemente economiche. Fattori che determinano l’esclusione di potenziali pubblici della cultura e, conseguentemente, forme di ‘emarginazione’, che si traducono in mancate occasioni di produrre benessere e sviluppo sociale.

Parlando di diritti del cittadino, il primo e diretto riferimento è rappresentato dai principi fondamentali della nostra Costituzione. Nell’Articolo 2 si fa riferimento ai diritti inviolabili dell’uomo ed ai doveri di solidarietà politica, economica e sociale, nell’Articolo 4 si ricorda il dovere per ogni cittadino di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società. Tra di essi, l’Articolo 3, invece, pone l’accento proprio sulla pari dignità dei cittadini e sul compito di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana.

Al termine dello stesso anno in cui viene promulgata la Costituzione italiana, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite adotta la Dichiarazione Universale dei diritti umani che all’Articolo 27 fa esplicito riferimento al diritto di ogni individuo di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico ed ai suoi benefici.

Già nel 1948, dunque, vengono riconosciuti tra i diritti fondamentali e universali dell’uomo quelli legati ad una piena e libera partecipazione alla vita culturale.

Per ciò che riguarda più specificamente i diritti delle persone con disabilità, il riferimento fondamentale, resta, naturalmente, la Convenzione ONU del 2006, che all’Articolo 30 fa espresso riferimento alla partecipazione culturale. Quanto indicato, in particolare nei commi 1 e 2, rappresenta oggi in molti contesti e luoghi della cultura, tuttavia, un obiettivo ancora non centrato, anche se le istituzioni si stanno progressivamente sensibilizzando e le attuali politiche culturali sono sempre più indirizzate al raggiungimento di risultati che possano segnare un progressivo ampliamento delle occasioni di accesso alla cultura da parte di tutti.

Si tratta certamente di un obiettivo a lungo termine verso cui tendere, ma musei, archivi, biblioteche e soprintendenze stanno ponendo sempre maggiore attenzione alle esigenze di differenti pubblici, cercando di incrementare la loro capacità di accogliere e trarre vantaggio dalle sfide poste dall’accessibilità, così come dal dialogo interculturale.

Promuovere la diversità culturale, il dialogo e la coesione sociale sono tra gli obiettivi prioritari anche dell’Anno europeo del patrimonio culturale (European Year of Cultural Heritage), istituito dal Parlamento europeo e dal Consiglio dell’Unione europea per il 2018.

I diritti civili, politici, economici, sociali e culturali sono centrali, inoltre, nel documento Strategy on the Rights of Persons with Disabilities 2017-2023, adottato dal Consiglio d’Europa il 30 novembre 2016.

Nel settembre del 2015, ancora, i Paesi membri dell’ONU hanno sottoscritto l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, un programma d’azione che ingloba i 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile, che i Paesi firmatari si sono impegnati a raggiungere entro il 2030.

Per attuare uno sviluppo globale, promuovere il benessere umano e proteggere l’ambiente, si rende necessario, questo il messaggio dell’Agenda 2030, un nuovo approccio in cui siano tra loro strettamente interconnessi valori culturali, sociali, economici ed ambientali.

Il nuovo modello di sviluppo richiede, pertanto, il diretto coinvolgimento di tutte le componenti della società, dalle istituzioni pubbliche alla società civile, dalle università ai centri di ricerca, dalle associazioni anche di volontariato agli operatori dell’informazione e della cultura.

Garantire a tutti bambini, adolescenti e adulti – specialmente quelli più emarginati e vulnerabili – un’istruzione di qualità inclusiva ed equa e promuovere opportunità di apprendimento continuo per tutti costituisce uno dei 17 OSS e ciò manifesta il crescente riconoscimento a livello internazionale del ruolo dell’educazione quale fattore chiave per lo sviluppo sostenibile.

L’educazione verso ed attraverso il Patrimonio culturale sicuramente può fornire un importante contributo, fondamentale dunque modellare ‘spazi’ culturali senza barriere, capaci di accogliere e valorizzare saperi, esigenze, linguaggi, valori differenti, attraverso azioni orientate a nuove forme di partecipazione attiva al patrimonio culturale, che costituisce l’eredità di ogni individuo e che dunque deve rappresentare un’occasione di crescita culturale e di benessere sociale per tutti.

Un percorso partecipativo delle comunità nella tutela e nella valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici è ciò che viene raccomandato anche dalla Convenzione di Faro, ovvero la convenzione quadro del Consiglio d’Europa sul valore dell’eredità culturale per la società (CETS n. 199), sottoscritta a Faro in Portogallo il 27 ottobre del 2005, firmata dall’Italia a Strasburgo il 27 febbraio 2013 ed attualmente in corso di ratifica.

La Convenzione, anche attraverso le definizioni di comunità di eredità, mette bene in evidenza il ruolo di ognuno nel riconoscimento del patrimonio culturale, quale bene avente valore di civiltà, da tutelare e trasmettere alle generazioni future ed invita i Paesi firmatari a mettere in valore le iniziative poste in essere dai diversi segmenti della società civile a favore della promozione e della salvaguardia di un bene comune.

Fondamentale il ruolo dei luoghi della cultura, che da spazi elitari si stanno trasformando sempre più in spazi inclusivi ed accoglienti, attenti alle esigenze dei diversi pubblici, aperti al dialogo con le realtà del territorio, in grado di dare rappresentatività a persone con bagagli culturali differenti. Un cambiamento in atto in cui le iniziative appaiono, tuttavia, ancora non sufficientemente organiche e sistematiche, prive, talvolta, di quelle relazioni con le realtà sociali direttamente interessate, da coinvolgere, invece, attivamente in tutte le fasi della programmazione culturale, ove possibile dal progetto alla sua realizzazione.

Giovani, migranti, persone con disabilità, fruitori tradizionali chiedono, oggi, rinnovate modalità di partecipazione culturale e pertanto, in primo luogo attraverso l’educazione al Patrimonio culturale, si deve dare risposta a tali istanze, modellando ‘spazi’ senza barriere, sensibili alle necessità di tutti, capaci di porre in essere azioni orientate a nuove forme di ricezione e condivisione attiva del patrimonio culturale, di mettere in valore le prospettive altre, affinché il visitatore diventi interprete attivo nella costruzione di significati.

Creare spazi di partecipazione e occasioni di accesso e condivisione significa in primo luogo capovolgere il preconcetto che rendere accessibile significa impoverire un’esperienza, significa ampliare e valorizzare la gamma delle modalità di accesso ai contenuti culturali con l’obiettivo di arricchire l’esperienza culturale e creativa di ognuno.

Strategico far emergere in ciascuno la coscienza del proprio ruolo nella costruzione, conservazione e valorizzazione dell’eredità culturale. Fondamentale raccogliere e dar spazio alle potenzialità di ognuno.