Opera: Venere de’ Medici

Copia di scultura

Venere De Medici (copia in gesso)

Copia

Dimensioni
153 cm in altezza
Tecnica
calco al vero
Materiale
gesso alabastrino
Spazio
Greco e Romano
Itinerante
Quest’opera fa parte della sezione itinerante.

Originale

Autore
Cleomene figlio di Apollodoro
Data
Fine II sec. a.C. - Inizio I sec. a.C.
Periodo
Romano
Dimensioni
153 cm in altezza
Materiale
marmo
Luogo
Firenze, Galleria degli UffiziSi apre in una nuova finestra

Foto: Maurizio Bolognini. Proprietà: Archivio Museo Tattile Statale Omero.

Descrizione

“Una delle più pure ed elevate incarnazioni della donna mai concepite”, John Ruskin.

La Venere de’ Medici è una di quelle opere antiche diventate parte dell’immaginario culturale occidentale, presa a modello da artisti di tutte le epoche. Conservata nella Tribuna della Galleria degli Uffizi di Firenze la scultura in marmo, databile a cavallo tra il secondo e il primo secolo avanti Cristo, fu realizzata da Cleomene figlio di Apollodoro, come recita la firma incisa sulla base.

La divinità ci fronteggia nelle sue dimensioni reali (1,53 cm di altezza), nelle sue forme armoniose e nella sua nudità. È ritratta nel momento in cui si accinge ad entrare o uscire dall’acqua e, piegandosi leggermente in avanti, cerca pudicamente di coprirsi perché ha scoperto che qualcuno la sta osservando. Con la mano sinistra e la gamba destra, flessa e leggermente ruotata verso l’interno, tenta di coprire il pube; con la mano destra cerca invano di celare i seni. La testa è ruotata a sinistra, la capigliatura è mossa e raccolta dietro la nuca, il volto ha lineamenti classici e una bocca semichiusa per la sorpresa di essere osservata. A reggere il peso del corpo la gamba sinistra e un puntello a forma di delfino cavalcato da due amorini.

Sensuale e pudica nelle sue movenze delicate e aggraziate, ha forti assonanze stilistiche con la celebre Venere Cnidia, capolavoro di Prassitele e, soprattutto, con la Venere Capitolina. Nonostante vi sia una certa attenzione alla resa degli elementi naturali, il corpo appare ancora marcatamente idealizzato, il che rafforza l’ipotesi di una copia da un originale più antico. Tuttavia l’estraneità al valore spirituale, che anticamente gli artisti ricercavano nelle immagini della dea, potrebbe convalidare l’ipotesi che si tratti di un’opera originale, solamente ispirata a quelle più antiche.

La storia di Venere e il Collezionismo
Rinvenuta nelle terme di Traiano, l’opera forse era a Villa Adriana a Tivoli. Nel ‘500 fu acquistata da Alfonso d’Este e ceduta poi al Cardinale Ferdinando De’ Medici. Napoleone fu colpito dalla scultura e, durante la conquista dell’Italia, fu una delle prime opere trafugate e portate a Parigi (1803), per poi venire restituita durante la Restaurazione (1815).