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Per la prima volta un’opera monumentale di Michelangelo è resa accessibile ai ciechi e agli ipovedenti nel luogo stesso dove si trova. Nell’ambito dell’Anno del Patrimonio Culturale Europeo 2018, la Soprintendenza Speciale di Roma ha realizzato un percorso visivo-tattile dedicato alla Tomba di Giulio II, all’interno della Basilica di San Pietro in Vincoli.
Il progetto si inserisce nelle iniziative della Soprintendenza per rendere accessibile a tutti il patrimonio artistico, in linea con gli obiettivi dell’Unione Europea: «attraverso l’eliminazione delle barriere sociali, culturali e fisiche, tenendo conto delle persone con particolari esigenze».
Per motivi di conservazione e sicurezza, la tomba di Papa Giulio II è protetta da una piccola cancellata che unitamente alle grandi dimensioni del monumento, rende impossibile la fruizione alle persone con disabilità visiva. Il monumento è il frutto di un ridimensionamento dell’idea iniziale del Maestro, la cui opera, inizialmente pensata per la Basilica di San Pietro, dopo lunghe vicende e dissidi con il committente e con i suoi eredi, venne collocata a San Pietro in Vincoli, ritenuta “minore”. Delle oltre 40 statue previste, ne vennero eseguite 7, solo 3 direttamente dallo scalpello di Michelangelo: tra queste il vigoroso Mosè rappresentato seduto e con la testa barbuta rivolta a sinistra. Il realismo della scultura è tale che un aneddoto racconta che lo stesso Michelangelo terminata l’opera, colpendone il ginocchio con il martello abbia esclamato: “Perché non parli?”
Per superare le barriere e rendere il monumento accessibile, ora è stato ideato e messo in opera un percorso visivo-tattile composto da plastici e modelli in scala, abbinati a pannelli esplicativi e a un codice QR per i telefonini che rende disponibili contenuti audio. Si può così toccare per la prima volta la barba di Mosè e far scorrere le dita su volto, zigomi, occhi. Un vero e proprio allestimento riproducente in scala idonea alla tattilità e alla perlustrazione, questa opera che Papa Giulio II sognava per sé, ma che Michelangelo concluse solo tra il 1542 e il 1545. Una realizzazione scultorea grandiosa. Basti pensare che il fronte della tomba è alto 10 metri e solo il Mosè è 2 metri e mezzo. Plastici e modelli sono realizzati in resina, materiale che consente di produrre oggetti resistenti e gradevoli alla vista, e pensati per un utilizzo non solo tattile per ciechi e ipovedenti, ma con lo scopo di raggiungere ogni tipo di visitatore, con finalità divulgativa e formativa. Il visitatore può toccare tre modelli in scala: il plastico della tomba, la statua del Profeta biblico e il particolare del suo volto. I supporti in 3D sono stati realizzati con una tecnica di rilievo chiamata fotogrammetria e grazie allo studio di oltre 1500 fotografie digitali.
Il lavoro di ideazione e progettazione dell’allestimento è stato curato da professionisti nel settore dell’accessibilità museale, in uno spirito di collaborazione tra pubbliche istituzioni: coordinati dalla Soprintendenza Speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma, hanno collaborato il Museo Statale Tattile Omero, partner del progetto, e l’Università la Sapienza di Roma con Digilab.