Andrea Socrati, responsabile Progetti Speciali Museo Tattile Statale Omero
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Il diritto alla conoscenza, all’istruzione, al godimento dei beni culturali non sempre trova piena realizzazione per alcune categorie di persone. Il riferimento è alle persone con disabilità, ed in particolare con minorazione visiva, le quali trovano ancora e troppo spesso condizioni educative inadeguate e barriere di tipo culturale che ostacolano loro la fruizione e la conoscenza del patrimonio storico-artistico. Inoltre, c’è da evidenziare la scarsa diffusione di strumenti e ausili adeguati alle loro modalità di relazione con la realtà che impediscono l’accesso all’informazione e alla conoscenza. Eppure, i ciechi hanno ampiamente dimostrato che, se ben educati e forniti dei giusti mezzi, possono giungere pressoché agli stessi traguardi e godere degli stessi piaceri sociali, come quelli estetici, di coloro che hanno l’uso della vista.
In ambito scolastico, per varie ragioni, si evidenziano ancora serie difficoltà nell’organizzazione di un progetto educativo del giovane non vedente che contempli anche un valido percorso di educazione artistica ed estetica. Nell’ambito della fruizione diretta del patrimonio artistico, nella maggior parte dei musei vige ancora la ferrea legge del “vietato toccare” che di fatto esclude il non vedente dalla conoscenza e dal godimento di quei beni culturali che invece potrebbe benissimo apprezzare attraverso il tatto, come ad esempio, le opere scultoree o i reperti archeologici, mentre nei monumenti architettonici mancano quasi totalmente punti informativi con materiali adeguati alle esigenze dei ciechi.
Il Museo Omero: un luogo per tutti i pubblici
Il Museo Omero, unico museo tattile statale in Italia, si è posto l’obiettivo di realizzare un modello museale senza barriere, dove tutti i pubblici, nessuno escluso, possono vivere un’esperienza culturale e sociale piacevole e significativa. Per raggiungere tale ambizioso traguardo è stato necessario ripensare le modalità di approccio ai beni culturali, a cominciare dagli aspetti percettivi per finire con quelli inerenti la comunicazione. Possiamo parlare di una sorta di rivoluzione che, partendo dalle peculiarità e dagli stimoli offerti dalle persone con esigenze particolari, finisce col portare a tutti inaspettati benefici. In Italia, ciò si è già verificato nell’ambito educativo, allorché la scuola pubblica, negli anni Settanta del secolo scorso, ha aperto le porte agli studenti con disabilità. La pedagogia fu chiamata così ad un significativo rinnovamento caratterizzato finalmente dall’alunno che trova la sua centralità nel processo educativo. Nasce il concetto di stile di apprendimento, che è naturalmente diverso da discente a discente e che quindi presuppone una pedagogia al plurale, aperta, adattabile, con l’impiego di differenti modalità e di differenti strumenti da impiegare per raggiungere gli obiettivi, siano essi comuni, attraverso un’azione individualizzata, o siano essi diversificati, attraverso un’azione personalizzata. Ma è fondamentale fare in modo che l’individualizzazione e soprattutto la personalizzazione, non finiscano col creare percorsi e situazioni separati, di esclusione, perché finiremmo col far rientrare dalla finestra ciò che abbiamo fatto uscire dalla porta. Parlavamo di rivoluzione anche sotto l’aspetto della percezione del bene culturale. Ecco un ulteriore chiaro esempio di come dall’esigenza di alcuni possa nascere un beneficio per tutti. Al Museo Omero la vista non è l’unica modalità percettiva consentita, come spesso avviene in altri luoghi della cultura. L’uomo è dotato di cinque sensi eppure si affida e si riduce, per tante ragioni, ad usarne uno solo. Ecco allora che i non vedenti ci insegnano che una scultura può essere percepita e conosciuta attraverso il tatto, non solo per comprenderne la forma ma anche per esperire ulteriori sensazioni che possono richiamare alla memoria ricordi sopiti o dare origine a nuovi e inaspettati rimandi intellettuali. Senza scordare che il contatto con l’oggetto artistico, in modo particolare vale per l’arte contemporanea che utilizza materiali diversi, può dare vita a ulteriori sensazioni che possono essere colte dagli altri sensi. Non significa questo arricchire e amplificare l’esperienza estetica? Se prendiamo poi in considerazione l’architettura, qui la sensorialità tutta gioca un ruolo fondamentale.
Per una pedagogia dell’arte e dei beni culturali multisensoriale e inclusiva
Quanto precedentemente e brevemente esposto costituisce per il Museo Omero lo sfondo istituzionale e pedagogico da cui prendere le mosse e che naturalmente ispira tutti i suoi progetti didattico-educativi. Totem sensoriale è uno questi progetti, rivolto principalmente alla scuola primaria e secondaria di primo grado, e vuole costituire un esempio concreto di attività didattica plurale e inclusiva. L’attività può essere opportunamente declinata e adattata alle esigenze di apprendimento di alunni con diverse tipologie di disabilità, come quella intellettiva, uditiva e visiva ma, e questo va debitamente sottolineato, può essere posto in essere a prescindere dalla presenza o meno in classe dell’alunno con disabilità. Lo scopo funzionale del progetto, da realizzarsi durante un anno scolastico, è quello di prendere in esame un bene culturale della propria città per poi realizzare degli strumenti e degli ausili che lo descrivano e ne favoriscano la conoscenza anche alle persone con disabilità e in particolar modo con disabilità visiva.
I materiali così prodotti dovranno preferibilmente essere collocati all’interno del monumento stesso oppure, se facilmente raggiungibili, nelle sedi degli uffici di informazione turistica, in modo tale da costituire un punto informativo per i visitatori non vedenti.
I principali obiettivi che si possono perseguire attraverso il progetto Totem sensoriale sono quelli di educare ai beni culturali a cominciare da quelli del proprio territorio, favorendo la costruzione di una identità e del senso di appartenenza, la condivisione dei valori e dunque la sensibilizzazione rispetto alla loro salvaguardia, e ancora educare alla multisensorialità, tanto cara alla Montessori, che significa rapportarsi alla realtà cogliendone e analizzandone i diversi stimoli attraverso tutti i canali percettivi (che implica anche un notevole arricchimento del bagaglio lessicale riferito principalmente al tatto, all’odorato e all’udito), ed infine educare all’altruismo e alla solidarietà, sensibilizzando gli alunni rispetto alle caratteristiche e alle esigenze delle persone con disabilità. Naturalmente, una volta descritte in dettaglio le attività del progetto, sarà facile dedurre ulteriori e più specifici obiettivi sia comuni a tutti gli alunni che mirati per gli alunni con disabilità.
E veniamo allora a spiegare le fasi del progetto. La prima cosa da fare è quella di scegliere un bene culturale della propria città, ad esempio un monumento architettonico, come può essere una chiesa, un palazzo storico, la torre civica, una rocca o castello, una villa storica, una porta monumentale di ingresso alla città, un’area archeologica con uno o più elementi architettonici importanti come un tempio, il teatro, la domus, ecc. Individuato il monumento e acquisite le prime didascaliche informazioni come la sua funzione, gli autori, la data di costruzione, ecc., si organizza la visita, probabilmente cosa già fatta ma che ora dovrà caratterizzarsi per una nuova attenzione posta a cogliere certi aspetti che forse si erano tralasciati con particolare riguardo agli aspetti extra-visivi. L’architettura, d’altronde, è un’arte estremamente multisensoriale. Si presterà dunque molta attenzione a cogliere gli stimoli tattili e uditivi e la presenza di un compagno ipovedente o non vedente potrà essere di grande aiuto e allo stesso tempo l’alunno sarà protagonista della visita multisensoriale con i propri compagni, a cominciare dall’esterno del monumento ovvero dal contesto urbano in cui esso si trova, dall’orientamento in base ai punti cardinali, per poi passare alla sua descrizione generale, della forma e dello stile, della pianta, della facciata, delle dimensioni, dei materiali, dei colori, con un linguaggio e un grado di approfondimento adeguati all’età degli alunni. Si scatteranno delle fotografie che potranno in certi casi essere utili alle persone che possono contare su un residuo visivo e che nel caso della presenza di un compagno ipovedente, saranno ingrandite in classe con il computer o videoproiettore e potranno costituire un album fotografico di grande formato. Si toccheranno quindi i materiali con cui il monumento è costruito cogliendone le caratteristiche e le sensazioni, verbalizzandole con i termini adeguati, si aiuterà il compagno non vedente ad esplorare e capire la forma di eventuali decorazioni in rilievo per poi passare alla visita all’interno. Qui si visualizzerà anche mentalmente lo spazio e la pianta dell’edificio per poi ricostruirla con il corpo, camminando in lungo e in largo, prestando attenzione alle dimensioni, alle caratteristiche del pavimento, quindi ai suoni e agli odori. Si toccherà tutto ciò che è importante laddove è possibile, come colonne, pilastri, capitelli, decorazioni, particolari arredi, ecc. Si avrà cura di prestare attenzione e di registrare i suoni che caratterizzano il monumento, dalle campane all’organo di una chiesa, dal rumore di un particolare piano di calpestio al soffiare del vento o al rumore delle fronde di un area all’aperto, il rumore dell’acqua di una fontana, i rintocchi di un orologio, ecc., aspetti acustici questi, spesso non percepiti ma che connotano sensorialmente il luogo e che per i non vedenti possono costituire elementi importanti per il ricordo e la memoria.
Una volta effettuata la visita, il lavoro prosegue in classe. Attraverso libri e pubblicazioni, o forse più facilmente cercando sul web, si potranno trovare informazioni e immagini del monumento che serviranno alla realizzazione del materiale descrittivo. E’ chiaro ora che tale materiale dovrà raccontare il nostro bene culturale nella sua complessità multisensoriale e naturalmente dovrà essere realizzato in un formato fruibile dalle persone con disabilità visiva. Gli alunni potranno organizzarsi in piccoli gruppi per realizzare, con la tecnica del collage materico con l’impiego di materiali poco costosi e di riciclo, delle tavole a rilievo che riprodurranno la pianta del contesto urbano dove si trova il monumento, la pianta del monumento stesso, la facciata ed eventualmente altri aspetti di particolare interesse utili a restituire in immagini tattili il bene culturale. Se ce ne fosse la possibilità, sarebbe utile realizzare un modellino volumetrico dell’architettura ad esempio in terracotta, avendo cura in ogni caso di rispettare le proporzioni. Si utilizzeranno materiali colorati contrastando dove necessario i diversi elementi per favorire la percezione delle persone ipovedenti ma anche perché i materiali devono risultare piacevoli anche alla vista. Altri alunni produrranno i testi descrittivi del monumento e dei singoli bassorilievi, stampati a caratteri ingranditi e in Braille. Per la stampa in Braille, se la scuola non fosse attrezzata, è opportuno rivolgersi alle locali sedi dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti anche per condividere con loro il progetto e dare modo agli alunni di comprendere meglio la questione della disabilità visiva. Il testo potrà anche essere registrato con le voci degli stessi alunni, oggi basta un cellulare per farlo, magari inserendo anche i suoni e i rumori raccolti durante la visita. I testi audio potranno essere memorizzati in un semplice lettore mp3 che può accompagnare i materiali prodotti, oppure resi disponibili e scaricabili nel sito della scuola, dell’Unione Italiana dei Ciechi e Ipovedenti, del Comune, del monumento stesso o sfruttando per chi ne avesse le competenze le possibilità di accesso alle informazioni offerte dalla tecnologia (qrcode, nfc, ecc.).
Le tavole a rilievo, ognuna con il proprio testo di riferimento, potranno anche essere opportunamente rilegate per formare un libro multisensoriale. Tale materiale, come già abbiamo detto, dovrebbe essere collocato presso il monumento stesso per costituire un punto informativo davvero particolare e piacevole per tutti e soprattutto utile alle persone con disabilità visiva. E’ auspicabile organizzare una vera e propria inaugurazione alla quale parteciperà la scuola, le famiglie, le persone con disabilità visiva e questo sarà un bel premio per gli alunni che hanno lavorato al progetto, e che sicuramente avranno capito l’importanza di adoperarsi e di realizzare qualcosa di utile per le persone per certi aspetti meno fortunate.
La realizzazione del progetto viene supportata dal Museo Omero mettendo a disposizione a chi ne facesse richiesta un apposito cd con istruzioni ed esempi oltre che, nel sito web del museo, di video esplicativi di come rilegare e realizzare un libro tattile oltre che alle immagini dei totem sensoriali finora realizzati da diverse scuole italiane.